L'ESSENZA DELLA MIA ARTE

In realtà io penso che ogni forma d'arte, a modo suo, sia portatrice di una certa funzionalità.
Conscia od inconscia, quindi più o meno manifesta, questa funzione è ad ogni modo presente.
Andiamo al di là di un'arte dichiaratamente religiosa o “impegnata” nella denuncia o nell'acclamazione di questa o quella realtà politica e sociale.
In questo caso infatti l'aspetto funzionale è evidente.
Arriviamo invece nel cuore del motivo per cui si fa o si dovrebbe fare arte.
Le ragioni sono diverse in concreto ed io non amo molto  generalizzare.
Tuttavia l'arte è prima di tutto espressione passionale, un tirar fuori un qualche cosa in un certo modo, con una certa abilità tecnica ed intuitiva.


Noi possiamo per esempio realizzare delle opere a carattere decorativo, non particolarmente interattive e tuttavia piacevoli.


L'espressione artistica può inoltre rivolgersi all'indietro, prevalentemente a colui che l'ha generata facendosi portatrice talvolta anche di interessanti risvolti terapeutici.


Ma nel caso in cui l'espressione si fa testimonianza l'arte è essenzialmente comunicazione.






NON PERDERE MAI CURIOSITA', STUPORE ED IMMAGINAZIONE. SII SEMPRE RICERCATORE


L'idea che permea il mio lavoro si genera attraverso l'elaborazione di forme, impasti cromatici e parole che tendono ad impressionare i sensi.
La creazione di elementi sottesi, di segni, simboli, è proposta in maniera tale da entrare in risonanza energetico-vibratoria con tutto ciò che è imperituro, con quello che  Klee chiama “Respiro Primordiale”






TUTTO E' ENERGIA


Partendo dal presupposto panteistico per il quale la Param Chaitanya, ovvero il Potere Onnipervadente, è infuso in ogni forma del manifesto, mi immergo nel simbolismo innato degli archetipi.


L'archetipo, inteso come “schema primordiale”che fa riferimento al patrimonio culturale dell'intera umanità, si esprime attraverso immagini e simboli divenendo chiave di lettura per accedere all'Inconscio Collettivo.


Platone considerava la pittura, come la copia del mondo sensibile che a sua volta è copia di quello delle idee.
Egli in definitiva condannava l'arte tutta come offuscatrice e diseducativa per la sfera razionale dell'uomo.


Diversamente, Plotino nel II secolo d.C. ed il Neoplatonismo rinascimentale in un secondo momento, affermarono che le immagini dipinte non si risolvono in mere copie e che la pittura può utilizzare le forme naturali per esprimere un significato spirituale divenendo così un mezzo per accedere al mondo archetipico.
Nicola Ubaldo, Atlante illustrato di filosofia, Firenze-Milano, Giunti, 2005, p.p. 110, 111.




Nella teoria junghiana gli archetipi sono in sé irrapresentabili, tuttavia i loro effetti appaiono nella coscienza come immagini e idee archetipiche dotate di un'eccezionale carica energetica capace sia di distruggere l'io sia di guarirlo e farlo evolvere.


Schopenhauer invece riconosce all'arte la capacità di rappresentare gli archetipi e aggiunge che lo spettatore, in linea con quanto affermava lo stesso Jung, assimila e fa sua questa funzione archetipale.


Ebbene, tutti questi elementi, presenti nella mia pittura, non sono tuttavia esplicitati ma latenti e la latenza è energeticamente più forte di ciò che viene completamente svelato.
L'immagine archetipica, dotata per sua stessa natura di una polisemia inesauribile, rimane inafferrabile andando a vibrare a diversi livelli di coscienza accordandosi più o meno consciamente con l'atmosfera spirituale della persona che esperisce i miei dipinti.






ARRIVARE ALL'ESSENZA DELLE COSE


La latenza intride forma e colore, suoi veicoli, ed investe il significato intrinseco arrivando giù, in profondità fino al nocciolo della cosa.


“… Tutti sono capaci di scoprire inesattezze nell’opera del pittore che dipinge forme costanti, ma anche agli specialisti sfuggono spesso gli errori che l’artista ha commesso nel dipingere il costante spirito interiore delle cose…
Quando l’artista commette un errore nel tracciare la forma o il contorno di un oggetto, l’errore resta limitato a quel particolare e non rovina l’insieme;
mentre quando egli non riesce a cogliere lo spirito delle cose, tutto il quadro è privo di vita.
E quando si dipingono oggetti che non hanno forme costanti, si deve fare ancora più attenzione alle loro leggi interiori.”
Lin Yutang, Importanza di capire, saggio di Su Tung Po (1036/1101), parte tratta da: Dipingere la legge interiore delle cose, opere complete di Su Tung Po, Milano, Bompiani, 1961, p. 287.




Nelle mie creazioni pittoriche e nei miei scritti cerco di suscitare nell'osservatore delle impressioni primariamente sensoriali ma volte ad una precisa finalità cognitiva.
In altre parole, compensando la percezione del reale, impulsi e sollecitazioni mirate educano il fruitore dell'opera ad una particolare propedeutica dei sensi.


In realtà quest'esperienza si rivela in modo spontaneo nell'individuo che “osserva”i dipinti.
Auspicabilmente egli riesce poi a “vedere” o meglio a “sentire” la forza e le qualità dell'opera.


Non dimentichiamoci però che la comprensione di un dato informativo presuppone un'accettazione.
Infatti non si tratta solo di capire cioè di elaborare mentalmente con successo la cosa.
Qui mi riferisco al comprendere, ovvero al far entrare sottopelle ciò che noi esperiamo entrando in compartecipazione con essa.


Ed è così allora che nasce la mia idea di porre l’accento su elementi quotidianamente trascurati o sottovalutati che hanno invece la capacità, il potere di immergerci nella realtà, materiale e spirituale, e di farcela percepire in tutta la sua pienezza.






ENTRARE NEL VIVO DELLE COSE ESPERENDO


Pensate alla differenza che corre tra il comune parlare di una pesca e averla invece fra le mani e poterla passare tra l'una e l’altra, rimirarla nei suoi trapassi di colore assimilabili tanto all’alba quanto al tramonto.
E poi ancora sfiorare con le dita la peluria vellutata della sua rotondità, riempire il nostro organismo della dolce fragranza fruttata del suo essere e, al morso, assaporarne la tenera e dolce consistenza della sua umida polpa.






PROVARE AD ENTRARE IN CONFIDENZA CON LA NATURA


Provo ad immaginare solo cemento e asfalto intorno a me.
Una serie di sensazioni spiacevoli di soffocamento mi investe.
Ora immagino di passeggiare a piedi scalzi sul pelo fresco dell'erba tenera accarezzata da una lieve brezza fresca quando il sole mi scotta appena le gote.
Il livello di stress cala vertiginosamente perché in qualche modo, immersa nella natura, torno per qualche istante ad uno stadio in cui non ho bisogno di nulla.
Mi sento bene e basta.
Il cemento e l'asfalto sono indispensabili nella vita di tutti i giorni ma fortunatamente non ricoprono tutta la superficie terrestre.


A proposito, quand'è l'ultima volta che vi siete concessi un intimo momento di piacere con la natura?
Una bella nuotata, raggiungere una vetta, stendersi sulla sabbia calda chiudendo gli occhi.
Qual è l'ultima volta che avete guardato con piacevole appagamento la pianta che avete sul terrazzino, che l'avete curata con della terra ben nutrita, che le avete inumidito le foglie con un panno per pulirle dalla polvere e permettere loro di respirare.
E poi, avete fatto caso al movimento di bestiole che si aggira nel vostro giardino quando rasate l'erba e la innaffiate?
Personalmente seguo con gioia i merlotti che zampettano fra i fili d'erba umidi alla ricerca dei lombrichi che emergono in superficie.
Poco oltre delle tortore insegnano ai loro piccoli la magia del volo sempre allerta per la presenza dei gatti della zona che si nascondono a passi felpati fra le siepi.


Quello che voglio dire è che la natura ci ossigena, è rinfrescante, calma le nostre ansie e ci concilia con il creato. La natura ha un forte potere terapeutico rigenerativo anche se talvolta la sua furia distruttiva ci destabilizza.


Ed è proprio la natura la protagonista indiscussa della mia ricerca.
Le immagini dipinte sono investite da una forte carica naturale di carattere archetipico che entra in risonanza con l'essenza delle persone che hanno il coraggio e l'umiltà di abbassare i propri muri difensivi, e di entrare in osmosi con un'imperitura sensazione di beatitudine.


Io, che vivo la fase creativa come momento di catarsi, di meditazione purificante, accompagnerò queste persone “come per mano verso la loro origine”.